“Any given Christmas” in Italy, part 2

Kappa Language School Blog

A few days ago we posted an article about an hilarious viral video-parody of Christmas in Italy seen by the most famous italian movie directors. The clip turned out to be part of a viral campaign about a new Christmas comedy called, surprise surprise! “Ogni maledetto Natale”.

The movie is out in cinemas in these days: it’s a story about a young couple, Massimo and Giulia. They fall in love at first sight, and, after few days, she invites him at her home for the Christmas dinner.
Massimo is not happy to attend to what he sarcastically defines “the scariest moment of the year”. But Giulia persuades him and Massimo ends up to spend that “sad” eve with the whole Colardo family, a household of rednecks who look just like cavemen in terms of elegance and gracefullness.The second part of the movie is set at Massimo’s house, where his wealthy…

View original post 263 more words

Matteo Teaches Italian: Passato Prossimo

Livello: principiante –  beginner – débutant

Enjoy!  and remember to make a paypal donation at there@gmail.com. Grazie!

Ma è vero che gli Italiani…?

Livello: avanzato – advanced – avancé

blabla

Da poco ho intrapreso questa fantastica carriera dell’insegnamento dell’Italiano come L2 e ne sono entusiasta. L’aspetto che mi affascina maggiormente è il fatto che conoscendo molte persone ogni settimana, provenienti da paesi totalmente diversi, riesco a viaggiare tramite le loro parole restando comodamente seduto alla cattedra. Non di rado mi capita di fantasticare su orizzonti lontani e su realtà variegate grazie ai racconti dei miei studenti, magari guardando fuori dalla finestra oppure correggendo le loro claudicanti composizioni.

Ho un animo curioso ed interessato, mi piace scoprire qualcosa di nuovo ogni giorno e quindi mi trovo spesso a porre domande ai miei “compagni di viaggio”, proprio quel viaggio che, per mancanza di disponibilità di tempo e risorse economiche, si materializza prepotentemente nella mia testa grazie all’immaginazione.

Loro ne fanno parte quanto me anche se sono più fortunati perché per venire in Italia ad imparare la nostra fantastica lingua lo spostamento è stato reale!

Spesso pongo domande curiose ed a volte provocatorie in quanto sono un acerrimo nemico del pregiudizio e una delle mie missioni è quella di sfatare alcuni miti riguardanti diverse culture. Nell’immaginario collettivo si possono formare delle credenze che spesso non corrispondono alla realtà ma che comunque sono accettate da tutti come vere.

Mio compito è indagare a fondo per capire quanta verità ci sia in queste affermazioni generiche e qualche volta arrivo a conclusioni curiose. Un altro aspetto che mantiene alta la soglia di interesse nel mio lavoro è il fenomeno contrario: sono gli studenti che mi interrogano sul folclore italiano. Quando mi pongono domande di questo genere mi brillano gli occhi e dedico preziosi minuti destinati alla didattica per soddisfare le loro richieste!

Ovviamente anche loro si imbattono in pregiudizi di dubbia fonte con cui ci hanno etichettato e con cui spesso noi Italiani, che ci rechiamo all’estero per i più svariati motivi, dobbiamo combattere. In passato esisteva il detto “Pizza, mafia e mandolino”. Oggi, ad esempio, il detto può essere modificato in: “Pizza, mafia e Berlusconi”.

Tutti hanno almeno una domanda da pormi rispetto a questo protagonista del nostro panorama politico ma io devio sempre il discorso puntando su tematiche culturali ben più interessanti per un appassionato della lingua e della cultura del Bel Paese. Un’altra domanda molto ricorrente è: “ma è vero che mangiate pasta tutti i giorni?”. Alla risposta “io mangio pasta al massimo due volte a settimana” mi guardano sempre con un’espressione di sgomento mista a delusione.

Una volta uno studente, in seguito a questa mia risposta, mi ha detto che io in realtà non ero un vero Italiano! Ovviamente stava scherzando ma continuo a credere che lo stesse pensando veramente o che perlomeno fossi un Italiano anomalo! Durante una pausa caffè mi trovavo nel mezzo di una piacevole conversazione con alcuni miei studenti nell’aula relax della mia scuola quando un simpaticissimo tedesco mi ha domandato: “Andrea, perché non urli e non tocchi le persone quando parli come fanno tutti i tuoi connazionali?!”.

Sono scoppiato in una fragorosa risata e gli ho detto: “E tu perché non sei venuto a scuola con i sandali e i calzini?”. Ho risposto ad un pregiudizio esprimendone un altro ed il ragazzo ha capito subito il messaggio che volevo trasmettergli ossia che se si è intenzionati a viaggiare e a conoscere culture diverse bisogna lasciare a casa preconcetti e luoghi comuni poiché la conoscenza diretta porta inesorabilmente a smentirli.

Concludo con questo aforisma in inglese che considero come il principale comandamento del viaggiatore:

Travel is the only thing you buy that makes you richer.

Che siano viaggi reali o immaginari…

By Andrea Bozzano

IMPARA L’ARTE E…

Livello: avanzato – advanced – avancè

ASCOLTA LE PAROLE DI UNA NONNA, ACCOMPAGNA UN PADRE CHE PORTA IL FIGLIO “A BOTTEGA”, RIFLETTI SULLE SAGGE PAROLE DI LEONARDO DA VINCI, CONOSCI UN ANTICO MESTIERE. ADESSO CHE HAI IMPARATO L’ARTE NON METTERLA DA PART,E MA REALIZZA UNA CALDA SCIARPA INVERNALE.

Un gomitolo di lana, un uncinetto e un cappellino realizzato a mano. In questa fredda giornata invernale, seduta sulla cassapanca di legno, tasto la morbidezza del tessuto, osservo la trama del lavoro e sento il profumo della cucina di mia nonna. Quel profumo tipico delle cucine italiane che sanno di piatti della domenica e di dolci preparati con amore. Che nostalgia!. Mia nonna cuciva e intanto ripeteva “Impara l’arte e mettila da parte”. Osserva, imita ed impara un mestiere lento, antico, fatto di precisione e di concentrazione. Non preoccuparti quando e come potrai usarlo. Imparalo e vedrai che prima o poi tornerà utile.
“Impara l’arte e mettila da parte” è il proverbio della nostra terra, di tutti noi che abbiamo imparato l’arte e l’abbiamo ricercata in un mestiere, di noi che abbiamo portato l’Italia nel mondo e che ogni volta abbiamo saputo reinventarci, utilizzando le capacità apprese. Noi italiani? Sì, siamo un popolo di artisti e di artigiani, di padri speranzosi che hanno accompagnato i figli “a bottega” per trasformare un’abilità in arte e poi in un mestiere. Un proverbio che sa della voce di Ser Piero quando lasciava il figlio Leonardo davanti alla bottega del Verrocchio: “Va figliolo, impara l’arte e mettila da parte”. E sarà proprio, quel Leonardo originario di Vinci, che studierà, osserverà e imparerà così tanto da diventare più bravo del suo maestro. Tanto che il povero Verrocchio, in un clima di confronto e competizione, dovrà pensare: “L’allievo sta superando il maestro”. Presto, l’arte appresa e imparata a bottega, messa da parte e poi ripresa, consentirà a questo celebre artista italiano di dipingere quel famoso ritratto conosciuto in tutto il mondo con il nome della “Gioconda”.
E’ un proverbio antico, che mette in rima la parola arte con parte, usando il tipico schema della rima baciata. Dove la parola parte contiene la parola arte che racchiude dentro di sé il significato del fare, del produrre e dell’adattare. Ma, l’arte intesa come capacità del fare non è già abbastanza?. No, l’arte si deve studiare ed imparare e ancora una volta utilizzo le sagge parole di Leonardo da Vinci per conoscere la vera essenza di questo proverbio: “Ogni arte deve seguire una disciplina, perché coloro che si innamorano solamente della pratica senza scienza son come il nocchiere che entra in naviglio senza timone o bussola, e poi non ha mai la certezza di dove andare!“.
L’apprendere l’arte del saper fare, si ripresenta nell’attuale panorama italiano, sui giornali e nelle riviste di pedagogia si parla della didattica laboratoriale e della scuola del fare. L’idea di lavorare nelle botteghe, come gli antichi pittori si concretizza in esperienze significative come quella che si è appena conclusa, presso il comune di San Casciano, un paese a circa 15 chilometri da Firenze. L’iniziativa dal titolo: “Impara l’arte e mettila da parte”, ha permesso di creare una vera e propria bottega artigiana, con maestri falegnami, ceramisti e fabbri, all’interno di una scuola locale, per insegnare ai ragazzi conoscenze dell’arte artigiana italiana. Chissà, se fra questi giovani ragazzi, ci sarà qualcuno che riuscirà a fare dell’arte appresa un vero e proprio lavoro!.
Intanto, dopo questo lungo viaggio attraverso la storia e la cultura italiana, mi ritrovo in mano il gomitolo di lana, chiudo gli occhi e ripenso agli insegnamenti di mia nonna. Afferro l’uncinetto e un punto dietro l’altro realizzo una lunga e morbida sciarpa. Da bambina, seduta in quella cucina dal pavimento arancio e con la carta da parati tipica degli anni Ottanta, imparavo l’arte del fare. Ora, dopo aver riaperto quella vecchia cassapanca di legno ho recuperato l’arte imparata e mi sono sorpresa di non averla mai dimenticata. L’arte insegnata da mia nonna non sarà un lavoro, ma di certo terrà al caldo il collo del mio dolce bambino. Quindi, a tutti voi dico “Imparate l’arte e non mettetela da parte, ma usatela ogni volta che la vita vi presenterà l’occasione”.

 by Elisa Perotti

Italian skype Tutor 

CHI CERCA TROVA

Livello: intermedio – intermediate – intermédiaire

FUORI PIOVE E NON SAI COME INTRATTENERE I TUOI FIGLI? HAI PERSO IL MAZZO DI CHIAVI E ADESSO NON RIESCI AD ENTRARE IN CASA? SEI ALLA RICERCA DI UN ANTICO BAULE OPPURE VUOI SCOVARE UN TESORO? ALLORA, SEGUIMI E RICORDA: CHI CERCA TROVA E CHI NON CERCA NON TROVA.

Ci sono certe frasi che ti ricordano qualcosa. Che ti fanno scovare all’interno della memoria dolci ricordi. Basta cercare. Seduto in poltrona, con una coperta variopinta adagiata sulle ginocchia ormai stanche, mio nonno leggeva ad alta voce le parole del Vangelo: <<Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova>>. Sì, ci sono frasi che ti ricordano qualcosa, ci sono parole che ti fanno ritornare bambina, che ti trasportano a quelle fredde sere autunnali, quando le luci si accendono presto e un velo di malinconia ti assale.

Dietro la porta vetri della cucina, mio fratello ed io con le mani sugli occhi contiamo: uno, due, tre, quattro…. DIECI. Intorno a noi pochi rumori, solamente il ticchettio della vecchia pendola del salotto e dalla televisione la sigla di “90° minuto”. Poi, l’urlo di mio padre: VIA!

Corriamo, entriamo in cucina, i nostri occhi rimbalzano veloci ovunque nella stanza. E’ qui? Se sto qui sono vicino al tappo? Ma dove sarà? E’ in alto o in basso. Ma dove l’hai nascosto? Mi batte forte il cuore, voglio essere io a trovarlo. Voglio vincere. Intanto, mio padre dondolandosi sulla sedia pronuncia: <<Chi cerca trova e chi non cerca non trova>>.

Chi persevera trova. Chi cerca trova. Chi cerca e non trova le chiavi di casa, invoca Sant’Antonio e lui, che è il santo degli oggetti smarriti, ti aiuterà a ritrovare ciò che hai perso. Ma, se non sei religioso e non credi in Sant’’Antonio, fai un giro per la rete e troverai moltissimi siti che ti aiuteranno a scovare gli oggetti smarriti. WikiHow,  ti guida attraverso 17 passaggi, verso il ritrovamento dell’oggetto perso. Seguili e come sostiene l’autore eviterai di farti assalire dalla rabbia e dalla frustrazione.

Non è grave perdere gli oggetti! Non sei affetto da una rara malattia! Pensa che, secondo alcuni studiosi americani, ogni persona in media perde nove oggetti al giorno e impiega 15 minuti ogni giorno per ritrovare quello che ha perso. Sai quali sono le cause? Lo stress, il decifit da sonno e l’essere multi-tasking. Quindi, se di solito perdi gli oggetti per casa e al lavoro, impara come cercarli. Potresti farti guidare dalle parole del professor Michael Solomon di Baltimora che nel suo bestseller “Come ritrovare gli oggetti smarriti” ti aiuterà a recuperare quello che stai cercando. Perché solo chi cerca trova!

Chi cerca trova quell’antico  baule della nonna, dove ritirare giochi, coperte, lenzuola e asciugamani. Sai dove puoi cercare? La seconda domenica di ogni mese a Torino, c’è il grande mercato del Gran Balon. E’ l’antico mercato delle pulci della città. E’ un mescolamento di colori, odori, sapori. Armati di pazienza, tempo, tranquillità. Cerca fra le bancarelle di antiquariato, seleziona le cianfrusaglie e vedrai che fra libri, mobili, ceramiche e abbigliamento vintage il tuo baule troverai. Come dice il detto .<<Chi cerca trova!>>.

Ma, quanto serve cercare? Cercare per poi trovare che cosa? Un lavoro, una casa, una fidanzata, una moglie o un’idea grandiosa. Poi, c’è chi cerca parole sconosciute, libri, notizie e canzoni. Tutti siamo alla ricerca della felicità e dell’amore. Siamo un mondo in continuo movimento pronto a cercare, l’importante è sempre sapere ciò che vogliamo trovare. E tu, hai già trovato ciò che stai cercando? Se proprio non sai che cosa cercare, puoi andare alla ricerca di un amico perché, come dice un antico proverbio italiano: <<Chi trova un amico, trova un tesoro>>.

by Elisa Perotti 

Italian Skype Tutor

Lingua latina VS English: studenti, votate!

Prima di cominciare – per entrare maggiormente in tema forse dovrei dire a priori – devo confessarvi che quando andavo a scuola, il latino non mi piaceva proprio!

Quando ero in seconda media, mia madre mi ha costretto a frequentare un corso pomeridiano dopo la scuola, perché “il latino forma la mente”, secondo le sue parole. Ma la mia materia preferita all’epoca era l’inglese, non mi importava imparare a parlare come i grandi imperatori e delle loro faccende, io volevo sapere le lingue vive, le lingue del futuro! Al liceo ho imparato ad apprezzarlo ed oggi rimpiango di non saperlo abbastanza; quanti termini mi sarebbero più chiari in italiano, e non solo!

Ma diciamoci la verità, il latino non va più di moda, al giorno d’oggi è cool soprattutto l’inglese.

Insomma, aspiriamo a diventare affermati business men, esperti di marketing o di HR, lavoriamo nell’IT, o come Unit Manager, Senior Engineer, Freelance, siamo sempre in cerca di gossip o di news sull’high-tech, ogni giorno scriviamo reports e business projects.
E’ così fancy usare espressioni inglesi, anche se gli italiani non spiccano particolarmente in questa lingua, ammettiamolo!

Tuttavia, quando vogliamo essere un po’ snob, non riusciamo a fare a meno delle locuzioni latine.

Ogni azienda ha il suo modus operandi e ognuno di noi il suo modus vivendi.
Quando un amico si ubriaca e inizia a straparlare, non gli diciamo forse “In vino veritas”?

Se il nostro amico è in lacrime per via di problemi di cuore, non citiamo molto romanticamente Virgilio, incoraggiando l’amico con la frase “Amor vincit omnia”?
Ma se un amico ci tradisce inaspettatamente, invece, usiamo l’espressione che Giulio Cesare, in punto di morte, ha rivolto al figlio Bruto, che stava partecipando al suo assassinio: “Tu quoque, Brute, fili mi!”.

Insomma, per ogni occasione possiamo trovare un’espressione ad hoc.
Ringraziamo Dio dicendo “Deo Gratias”, un equivoco è spesso chiamato un qui pro quo(attenzione, però, questo nelle lingue latine, per gli anglosassoni, invece, il qui pro quo è uno scambio di favori, una sorta di “give and take”), esprimiamo le nostre riserve davanti a qualcuno che si scusa eccessivamente con “Excusatio non petita, accusatio manifesta”.

Dulcis in fundo, che dire? Le espressioni latine hanno sempre il loro fascino e sono usate parecchio anche in altre lingue, soprattutto nelle altre lingue romanze.
Non serve essere molto istruiti per conoscere questi modi di dire. Qualsiasi italiano li ha sentiti migliaia di volte.

Sebbene siamo tutti consapevoli del fatto che errare humanum est, bisogna però citarle in modo corretto – mia nonna, per esempio, ha sempre storpiato in mille modi il proverbio “De gustibus non disputandum est”.

Allora perché non consultare questa lista? http://it.wikipedia.org/wiki/Locuzioni_latine
(In francese http://fr.wikipedia.org/wiki/Liste_de_locutions_latines e in spagnolo http://es.wikipedia.org/wiki/Anexo:Locuciones_latinas la pagina wikipedia è, in effetti, più completa).

E voi, cosa preferite? I termini inglesi o i proverbi latini?

Forse dalle mie parole vi sarò sembrata un po’ old-fashioned, ma non è così; a me piace ricorrere ad entrambi (certo, non troppo, ricordiamoci sempre che in medio stat virtus), del resto nella maggior parte dei casi questi servono ad esprimere concetti per cui in italiano non esiste una corrispondenza esatta.

Direi che vi ho tediato abbastanza, oserei dire ad nauseam, quindi non mi resta che salutarvi e augurare a tutti ad maiora!

by Beatrice Venturin

Italian Skype Tutor

L’italiano? Sbagliando s’impara

È difficile imparare l’italiano?
L’italiano, se confrontato con le altre lingue è considerato una delle più facili da imparare, ma come ogni nuova abilità, in un primo momento anche l’italiano può sembrare difficile.

La lingua italiana è una lingua romanza e appartiene alla stessa famiglia dello spagnolo, francese, catalano e portoghese. Le lingue appartenenti alla famiglia romanza hanno similarità nei suoni, nella struttura e nel vocabolario. L’italiano, rimane la lingua romanza più vicina al latino, la lingua dell’antica Roma. Grazie alle radici latine, ed essendo una lingua romanza, se si conosce un’altra lingua della stessa famiglia o lo stesso latino, imparare l’italiano diventa un processo molto più veloce e più facile per il fatto che molte parole e strutture grammaticali si somigliano.

Chi è interessato a materie come la musica o la cucina può già avere la conoscenza di molte parole di base italiane. L’italiano è diventato formalizzato come lingua all’inizio del 14 ° secolo e parte del credito va dato al famoso poeta italiano Dante Alighieri che, attraverso le sue opere, ha unito il suo dialetto toscano con le lingue meridionali della Sicilia e di altre regioni. In seguito, il dialetto toscano è diventato il linguaggio comune con il quale gli italiani si possono comprendere e dialogare in tutta la penisola.
Le difficoltà della lingua italiana.

Ci sono lingue intrinsecamente difficili da imparare, ma l’italiano ha il vantaggio che si legge come è scritto essendo una lingua fonetica. Ma ci sono alcune cose importanti da notare perchè la grammatica italiana può essere complessa per alcuni studenti stranieri. In confronto alla lingua inglese gli articoli italiani sono tanti, ci sono sette modi verbali, molti tempi, coniugazioni, e una enorme quantità di verbi irregolari che richiedono sforzo per essere memorizzati. Poi abbiamo plurali che non seguono le regole come ad esempio: Braccio (maschile), ma il plurale diventa braccia (femminile); uovo (maschile), ma ancora una volta il plurale è uova (femminile). In più ci sono i nomi che mantengono la stessa forma sia al singolare che al plurale, come quelli che finiscono in consonante, o con l’accento sull’ultima vocale, e le abbreviazioni. Ci sono regole che non hanno alcuna logica apparente perché certe cose sono dette in un certo modo (espressioni idiomatiche) e bisogna imparare il loro significato. Comunque, tutto ciò non ostacola l’apprendimento dell’italiano. Ma l’apprendimento della seconda lingua dipende dal livello di conoscenza della grammatica e struttura della prima lingua. Questo ha un effetto diretto sul modo in cui la seconda lingua viene assorbita, perciò gran parte dell’apprendimento dell’italiano come seconda lingua ha a che fare con la conoscenza della grammatica e della struttura della lingua madre.

Quindi, migliore è la conoscenza della lingua madre e meglio s’impara l’italiano.
Capire e conoscere “le parti del discorso” aiuta molto.
La comprensione della lettura e dell’ascolto è basata sulla conoscenza dei vocaboli. Gli studenti che vogliono comprendere ciò che leggono o ciò che ascoltano devono conoscere un vasto vocabolario non solo in italiano ma anche nella propria lingua madre. Per esempio, uno studente non è in grado di leggere semplici frasi o paragrafi brevi in italiano se non sa il significato o la funzione delle parole che sta leggendo nella sua lingua madre. Perciò, sapere il significato del vocabolario è fondamentale per imparare la lingua a livello di base e medio.

Per insegnare il vocabolario molti insegnanti usano il metodo comunicativo che dà enfasi al vocabolario e alle frasi senza dare troppa importanza alla grammatica. Il metodo comunicativo è, in effetti, uno dei migliori per imparare a parlare una lingua straniera, è un sistema di insegnamento fluente progettato con lo specifico obiettivo di far parlare, senza enfasi sulla grammatica. Ma la capacità di analisi grammaticale, conoscere le parti del discorso di apprendimento, è molto utile non solo per la comprensione di ascolto e di lettura, ma anche per la scrittura.

Le parti del discorso sono quelle che esprimono il significato delle frasi e sono fondamentali nell’insegnamento e nell’apprendimento di tutte le lingue a livello medio e avanzato. In italiano le parti del discorso si distinguono in nove parti delle quali cinque sono dette variabili, in quanto hanno una flessione: sostantivo, aggettivo, articolo, pronome, e verbo; quattro invariabili: avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione. Lo scopo dell’educazione linguistica del discorso è quello di dotare l’allievo delle conoscenze adeguate per un’analisi approfondita e per la conoscenza della struttura della lingua in maniera critica e costruttiva. L’appendimento migliora poi attraverso la lettura e la scrittura, l’ascolto e la conversazione.

I problemi della pronuncia
Come regola generale di pronuncia (ci sono eccezioni), in Italiano l’accento è sulla penultima sillaba della parola. Se l’enfasi deve essere posta alla fine della parola, sull’ultima vocale si mette un accento, ad esempio: città, caffè, università, perciò, ect. Molti studenti hanno un problema a pronunciare le doppie consonanti; quando una consonante è doppia l’intonazione della parola deve essere diversa da quando appare da sola: una doppia consonante significa che la vocale precedente deve essere più lunga, con più flessione su di essa. Due comuni parole che gli sudenti americani non pronunciano bene sono spaghetti e ricotta. Inoltre, molti studenti hanno difficoltà con la pronuncia della “t” e della “r” e con il suono della “gli”, che non esiste in inglese (il suono più vicino è in “million”). Altre difficoltà si notano con la consonante “c” perchè pronunciata dura, come l’inglese “k” (come in kart), prima di o, u, ma prima di e ed i si pronuncia come l’inglese “ch”. Anche la consonante “g” agisce in modo simile.
Per apprendere sono necessari tempo e pratica, e niente è impossibile se ci si applica. Fare errori fa parte dell’imparare una lingua e non bisogna preoccuparsi se non si è perfetti subito. “Sbagliando s’impara!” (lavocedinewyork.com)

About the Author: Filomena Fuduli Sorrentino, insegna alla South Middle School, ECSD, Newburgh, NY. Nata e cresciuta in Italia, calabrese, vive a New York dal 1983. Diplomata alla scuola Magistrale in Italia, dopo aver studiato alla SUNY, si è laureata alla NYU- Steinhardt School of Culture, Education, and Human Development, con un BS e MA in Teaching Foreign Languages & Cultures. Dal 2003 insegna lingua e cultura italiana nelle scuole pubbliche a tempo pieno e nelle università come Adjunct Professor. È abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento nelle scuole pubbliche delle lingue italiana 1-6 & 7-12, ESL K-12 e spagnola 1-6 & 7-12.< /p>

Italian Skype Tutor